Di fronte ad un attacco di tipo virale si può cercare di debellare in modo totale l’agente patogeno portatore di una data patologia, oppure, in caso l’operazione si riveli troppo complessa, agire sul suo potenziale infettivo, andando a sottrargli la possibilità di veicolarsi agevolmente da organismo a organismo, in virtù di ridotte capacità motorie e infettive.
Dato che, a differenza dell’Australia, l’Europa pare ancora lontana dal trovare una soluzione definitiva per l’Aids, il comitato Chmp dell’Ema (massima autorità continentale in materia di farmaci) ha recentemente dato il via libera ad un farmaco di tipo sperimentale che percorre la seconda strada, andando a rendere il virus Hiv incapace di veicolarsi attraverso gli organismi umani e quindi di trasmettersi a partire dall’azione di un soggetto sieropositivo.
Andando a potenziare quelle medesime difese immunitarie messe a dura prova o addirittura distrutte dal virus Hiv, il farmaco in questione riesce cioè a risvegliare alcune componenti di difesa sopite presenti nell’organismo, con il risultato consistente in un maggior tasso di protezione dei soggetti sieronegativi di fronte al possibile di ingresso del virus Hiv, in caso si verifichino condizioni che favoriscono il contagio.
In sostanza, facendo assumere il farmaco denominato Truvada, facente parte del progetto Prep, a soggetti sani, seppur a rischio, è possibile elevare le difese immunitarie presenti nell’organismo e difendere il corpo di fronte a possibili infezioni con percentuali in grado di spingersi fino al 42%, il che si traduce nel fatto che, ad esempio, avere rapporti sessuali con un paziente sieropositivo cesserebbe di essere una quasi garanzia di contagio per trasformarsi in una sorta di lotteria, in cui esistono quasi la metà delle probabilità di scampare alla minaccia.
Dati i i recenti successi fatti riportare nel corso di svariati trial clinici, alcune nazioni, come gli Stati Uniti, stanno seriamente meditando di promuoverne l’adozione presso le fasce della popolazione che si trovano più a rischio di contagio, come gli omosessuali, mentre in Europa spetterà ad ogni singolo Stato membro della UE la decisione relativa all’adozione del farmaco, sempre in attesa che si riesca finalmente a debellare il virus Hiv in modo totale, sull’esempio dell’Australia.
Fonte: Emerge il Futuro