Secondo Giosuè Carducci “la primavera in fior menava tedeschi” e rappresentava, nella memoria storica del poeta, l’occasione preferita da tutti gli antichi invasori teutonici capitanati da Federico Barbarossa, per venire a compiere allegre razzie nella nostra Penisola.
Dal momento che, a causa della crisi economica globale e di una gestione non proprio sapiente delle risorse turistiche nostrane, di Tedeschi a spasso per le coste italiane ormai se ne vedono gran pochi; l’unica cosa trasportata dalla primavera in fior paiono essere i temutissimi pollini, fastidiosi almeno quanto gli antichi invasori ed in netto aumento durante gli ultimi decenni, in barba alla crisi e alla penuria di turisti.
Secondo uno studio compiuto dai ricercatori facenti capo alla University of Massachussetts, pare infatti che al costante aumento delle concentrazioni di Co2 nei nostri cieli faccia eco un continuo aumento di pollini, secondo uno schema che, in caso di mancata reversione del fenomeno, potrebbe condurre le zone maggiormente industrializzate della terra a vivere un’autentica epidemia sanitaria nell’arco dei prossimi cento anno.
In base ai calcoli elaborati dai medici americani sulla base degli attuali incrementi di Co2, pare infatti che le concentrazioni di pollini nell’aria dei nostri cieli siano desinate ad aumentare del 200% durante il prossimo secolo, con il risultato di un fattore di rischio immenso per tutti i soggetti che si trovano a soffrire di allergie stagionali e di problematiche respiratorie connesse con l’elevato tasso di pollini nell’aria.
Per giungere a questa inquietante conclusione, i ricercatori hanno simulato le condizioni di vita di alcune piante di fleo (tra le principali responsabili degli allergeni aerei) in un futro remoto, sottoponendo le normali colture ad un ambiente artefatto, all’interno del quale sono stati innalzati i livelli di Co2 fino alla quantità supposta in base alle attuali tendenze di crescita.
Dal riscontro ottenuto, si è potuto osservare come in presenza di una maggior quantità di monossido di carbonio, le pianteesaminate tendessero spontaneamente ad una super-produzione di pollini stimata in un aumento pari al 53% per ogni fiore, mentre lo stesso studio ha mostrato, per contro, la capacità dell’ozono di inibire la crescita delle piante e di ridurre la presenza di pollini nell’aria.
La ricerca pubblicata su Plos One si pone dunque come un (ennesimo) deterrente per l’emissione incontrollata di Co2 e per un’industria in grado di fagocitare l’intero eco-sistema senza troppo curarsi della saluta dei suoi abitanti: chissà, se provando a fissare un tetto alle emissioni, (oltre che ad ottenere il plauso di tutti i soggetti allergici) le primavere non tornino ad essere la stagione ideale per le scorribande turistiche verso la nostra Penisola e riportino in Italia i tanto agognati visitatori, Tedeschi compresi.
fonte: news.emergeilfuturo.it