A causa di codici comportamentali piuttosto austeri, le donne amanti della birra sono state guardate per secoli con un certo sospetto e persino la medicina ufficiale ha fatto di tutto per tenere separati Gentil Sesso e alcol, in virtù di una minor produzione enzimatica atta a smaltire le tossine dell’alcol e di un potenziale danno da accumulo epatico nettamente superiore, a parità di dosi ingerite, rispetto al corrispettivo maschile.
Probabilmente stufi delle regole in auge e desiderosi di lasciare il boccale quotidiano anche alle donne senza troppe angosce, un gruppo di ricercatori facenti capo all’università svedese di Göteborg è finalmente riuscito a sfatare l’arcaico tabù, mostrando come il consumo di birra presso l’universo femminile riesca ad abbassare i rischi connessi con l’infarto, secondo punte statistiche in grado di spingersi fino al 30%.
Analizzando le condizioni di salute e le abitudini alimentari di un campione pari a 1500 donne svedesi,lungo un arco temporale di 32 anni (dal 1968 al 2000), i ricercatori sono infatti riusciti a portare alla luce l’esistenza di un particolare nesso causale, secondo il quale un consumo moderato di birra aveva condotto in direzione di una significativa decrescita della mortalità associata all’infarto presso il campione censito.
In particolare, la capacità di arrestare il consumo settinamanle ad una soglia ottimale, stimata in circa una pinta due volte alla settimana, aveva prodotto benefici maggiori di quelli associati con l’astemia più totale e con l’estremo opposto, vale a dire con un consumo smodato che portava i soggetti femminili a vanificare i vantaggi della birra a causa dell’eccessiva quantità di alcol ingerita.
La ricerca, condotta con l’intento di definire il rapporto che lega il consumo di alcol all’insorgenza di particolari patologie, ha rilevato i benefici della birra in modo imprevisto, mostrando invece come un eccessivo consumo di superalcolici fosse causa diretta per l’insorgenza di diabete, ictus o cancro e come buona parte delle 185 donne colpite da infarto nel corso del lungo esame tendesse ad assume alcolici secondo modalità o tipologie errate.
Lo studio pubblicato su “Scandinavian Journal of Primary Health Care” si pone quindi come un invito al consumo moderato di birra, soprattutto “bionda” (lager o pils) e magari ad alzare il calice alla fine di codici troppo austeri e arcaici, tanto in ambito sociale, quanto su un versante clinico.
Fonte: Emerge il Futuro