Senza riuscire a stabilire con precisione se il fenomeno rappresenti una causa o una conseguenza della patologia, numerosi studi clinici hanno evidenziato come alla contrazione del cancro si accompagni un forte stress ossidativo cellulare e come, quindi, le cellule sane collocate in prossimità dell’agglomerato tumorale si trovino a soffrire per via di un eccesso di molecole instabili, definite come radicali liberi, che non riescono più a smaltire in modo corretto.
Assumendo dunque lo stress ossidativo come una delle ragioni che impedisce alla porzione sana del corpo di lottare contro il Male che avanza, un gruppo di ricercatori facenti capo all’Università di Padova ha messo a punto una terapia sperimentale che prevede la possibilità di andare a danneggiare le cellule cancerose facendo leva proprio sul suddetto stress ossidativo, di modo da affaticare e sovraccaricare le componenti insite nel tumore.
Testata al momento sulle cellule tumorali tipiche della leucemia, l’innovativa cura fa leva sulla presenza di una particolare proteina, denominata Kv 1,3. che viene somministrata in modo mirato nell’organismo andando a generare un forte stress ossidativo nelle cellule tumorali e spingendole in direzione di una sorta di suicidio programmato, anche in caso le suddette cellule siano riuscite a sviluppare quelle alterazione genetiche che consentono loro di resistere all’azione prodotta a partire dai comuni farmaci di tipo chemioterapico.
Al momento testata solo su un gruppo di cellule isolate in vitro e non su pazienti “in carne ed ossa” la nuova terapia, il cui funzionamento è stato descritto sulla rivista Cancer Cell, si differenzia dai suoi numerosi omologhi per la capacità di non produrre ulteriori danni al tessuto organico sano, già messo a dura prova da quel forte stress ossidativo che potrebbe essere tanto causa, quanto conseguenza della contrazione del cancro.
Fonte: Emerge il Futuro