Se le cellule che compongono il nostro corpo subiscono quotidianamente una costante opera di distruzione, dovuta al tempo e all’usura, il fenomeno assume contorni piuttosto preoccupanti per il nostro cervello, data l’impossibilità di sostituire i neuroni andati perduti e data la possibilità che il danno neurologico si traduca nella genesi di una patologia degenerativa.
In occasione della settimana mondiale dedicata alla cura e alla salvaguardia del cervello, dal 14 al 20 marzo, la Società italiana di neurologia (sin) si trova intenta a dare vita iniziative rivolte a far comprendere al grande pubblico come una costante ed accurata opera di prevenzione possa tradursi nelle possibilità di scongiurare l’insorgenza delle principali patologie che colpisco l’organo, partendo dal morbo di Alzheimer per terminare con l’ictus.
Incentrata sulla tematica “tempo e cervello”, l’edizione 2016 della settimana dedicata pone l’accento proprio su quei processi di usura cerebrale che risultano procrastinabili mediante la riconversione ad uno stile di vita sano e incentrato su un’attività cerebrale in grado di mantenere attive le sinapsi tra i neuroni e di ritardarne l’invecchiamento e le condizioni patologiche ad esso associate.
Parallelamente agli infiniti moniti rivolti ad attività ed alimentazione, la Sin ha voluto porre l’accento sulla tempestività della diagnosi e sulla sottoposizione a tutti quei controlli che soli consentono di impedire la distruzione di intere aree del cervello a poca distanza dal manifestarsi dei primi sintomi.
Saper cogliere l’insorgenza di un ictus sul nascere significa infatti potere agire sul cervello prima della sua piena distruzione e accorciare i tempi di recupero e degenza andando ad aumentare in modo esponenziale le probabilità di piena ripresa e di ritorno alla normale quotidianità.
Discorso analogo vale per le patologie neurodegenerative che si manifestano con impatto devastante dopo che si è teso per troppo tempo a trascurare i primi campanelli d’allarme atti a denotare la progressiva perdita delle facoltà mnemoniche o le difficoltà sopraggiunte nel controllare il movimento delle estremità, nel caso del morbo di Parkinson, con conseguente perdita infinita di quelle particolari cellule tanto preziose, in quanto non sostituibili da altre componenti e non in grado di rigenerarsi come avviene invece per altre componenti organiche.
Fonte: Emerge il Futuro