Da quando la nostra frenetica società ha deciso in modo insindacabile di ricondurre ogni disturbo possibile e immaginabile ad un fattore alimentare e di ridurre ogni questione medica all’equazione di Feuerbach, in base alla quale siamo ciò che mangiamo, hanno iniziato a fiorire una serie di teorie piuttosto strampalate in materia gastronomica e si sono radicate nell’immaginario collettivo alcune associazioni di idee prive di fondamento, create ad arte dalla grande industria del cibo per gettarsi a capofitto in un terreno mai come oggi fertile e proficuo.
Giusto per ribadire la distanza tra verità scientifica e diceria, i gastroenterologi italiani facenti capo all’AIGO (Associazione Italiana Gastroenterologi Ospedalieri Italiani) hanno voluto mettere i puntini sulle “i” nel corso del loro congresso svoltosi a Perugia, fornendo una sorta di vademecum al consumatore con l’intento di metterlo al riparo da fraintendimenti potenzialmente nocivi per la sua salute e per il suo portafoglio.
Innanzitutto, i medici riunti in congresso hanno voluto sfatare la mitologia connessa con l’assurda moda del gluten free, ribadendo come il glutine risulti ovviamente nocivo solo per i soggetti affetti da celiachia e come la sostanza lipo-proteica sia al contrario assolutamente innocua (e addirittura nutriente) per tutti coloro che non si trovano affetti dalla suddetta malattia autoimmune.
Via libera anche per vino rosso e caffè, in quantità moderate, accusati a più riprese di danneggiare la costituzione del fegato umano senza che una riprova della teoria facesse mai capolino nelle evidenze statistiche e nelle ricerche di settore.
Semaforo giallo invece per il tè verde e le erbe commercializzate in forma di integratore, responsabili di veicolare il principio attivo in esso contenuto secondo reazioni molecolari errate e di contribuire, ad esempio, ad irritare il colon in caso di ipersensibilità dell’organo.
Attenzione anche al consumo di mele, proverbialmente reputato come il miglior antidoto alla presenza del medico nei pressi di casa, e alla scelta dei succhi di frutta, dato che un eccesso di zuccheri contenuti tanto nella frutta fresca, quanto nel suo corrispettivo industriale potrebbe alla lunga appesantire il lavoro al sopracitato colon o apportare una quantità di fruttosio nel sangue difficile da smaltire.
Accordo unanime, infine, sui dettami della dieta mediterranea, considerata alla stregua di un toccasana per la salute; o meglio, per quella porzione di salute che effettivamente dipende dalle nostre scelte alimentari e che non risulta compromessa a causa di fattori, come stress o inquinamento, completamente alieni dal cibo, persino in una società che ha ormai deciso di far ricadere nel piatto ogni minimo disturbo avvertito.
Fonte: Emerge il Futuro