Il confine tra necessità e virtù è spesso talmente sottile che occorre una difficile contingenza economica per abbattere la barriera artificiale e per farci scoprire come, numerose delle cose a cui abbiamo rinunciato per via della crisi, non erano poi tanto indispensabili come avremmo potuto pensare.
Accade così che un’Italia alle prese con dure contingenze internazionali decida di rinunciare per qualche tempo ai piaceri derivanti da filetti e costate sempre più costose per poi scoprire che, in fondo, l’alternativa alimentare “verde” alla carne non era poi tanto male e che potrebbe addirittura trasformarsi alla lunga in un autentico modus vivendi.
In base ai dati di un’indagine condotta per conto di Gfk Eurisko e appena presentata nel corso di un evento indetto dalla regione Marche ai margini di Expo 2015, pare infatti che il nostro Paese stia assistendo ad un’autentica riconversione in direzione dell’alimentazione vegetariana o vegana, percepite dall’immaginario collettivo nostrano come più salutari, oltre che più economiche.
La spesa destinata dalle famiglie italiane all’acquisto di frutta e verdura è infatti arrivato a coprire una quota di mercato record, stimata tra il 12,7% e il 18,4%, al cui aumento corrisponde per converso una riduzione dell’incidenza delle carni nei budget domestici.
Se fino a poco fa gli Italiani destinavano una porzione della loro spesa alimentare pari ad un terzo del totale all’acquisto di carni, salumi ed insaccati, la quota si è sensibilmente ridotta fino ad andare ad occupare circa un quinto del budget, riflettendo così un generale disamore dei nostri concittadini per i prodotti da macello.
Mentre circa 1,15 milioni di italiani si dichiara completamente vegano, sono in molti coloro che, pur contravvenendo ogni tanto ai loro nuovi principi, hanno deciso di ridurre quantomeno l’incidenza dell’apporto calorico derivane da proteine animali nelle proprie diete.
Oltre alle sopracitate motivazioni di natura economica e salutistica, pesano sulla conversione italiana ragioni di tipo etico legate alle modalità di allevamento macellazione del bestiame, non sempre in linea con quanto stabilito dalle normative europee e spesso molto più vicine all’erroneo concetto di necessità economica che non a quella virtù che dovrebbe regolare la catena alimentare, comunque la si pensi.
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