Chiunque si trovi ad affrontare un regime alimentare ipocalorico con l’intento di perdere peso e massa grassa si trova generalmente davanti ad un bivio che prevede, da una parte, la riconversione delle tendenze alimentari errate in favore di un regime bilanciato e duraturo e, dall’altra, la volontà di cedere alle lusinghe di tutti coloro che promettono dimagrimenti miracolosi in poco tempo, senza far troppo caso agli ulteriori squilibri che si andranno a generare, al potenziale recupero immediato del peso perduto e ad una serie di danni organici dalla difficile soluzione.
Nonostante da decenni tutte le massime istituzioni sanitarie del mondo spingano logicamente per far comprendere come la prima alternativa risulti sempre preferibile ed auspicabile, è spesso sufficiente la stesura di un libro dal richiamo planetario o di un opuscolo dai toni filosofico-misticheggianti per vanificare il lavoro svolto dai veri dietologi e da tutti gli esperti di settore.
Recentemente tornata alla ribalta in virtù di un numero di adepti e proseliti insospettabile alla vigilia, la cosiddetta dieta Lemme (o metodo Lemme), che prende il nome dal suo fondatore, non è altro che l‘ennesimo assurdo regime sbilanciato e incentrato su un eccesso di proteine, avvolto nella carta stagnola rappresentata da psicologica spiccia e da presunte testimonianze di pazienti che, una volta convertiti alla suddetta dieta, hanno magicamente trovato la Luce nelle loro vite e ora possono uscire di casa attorniati da stuoli di farfalle e uccellini che provano invidia per la loro magrezza e la loro forma smagliante.
Recentemente intervistato dall’edizione online de La Stampa, il presidente dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, Antonio Carretto, ha voluto fornire ai lettori qualche ulteriore motivo per non cadere tra le fauci della dieta Lemme, ribadendo come il regime alimentare in questione risulti ingannevole e preveda un eccessivo consumo di carne, potenzialmente in grado di produrre danni ai reni, al fegato e al sistema nervoso.
Sottolineando come il metodo Lemme non risulti validato da nessun test scientifico svolto con i crismi e i controlli del caso, il professor Antonio Carretto ha inoltre smontato alla base l’assunto principe della sedicente “filosofia”, spiegando come un regime dietetico che sostenga l’assoluta ininfluenza del conteggio calorico contraddica ogni sorta di legge empirica presente in natura, dato che la possibilità di accumulare massa grassa dipende logicamente dal bilancio calorico, attivo o passivo, giornaliero.
Diffidate dunque il più possibile della dieta Lemme e possibilmente di tutte quelle diete in cui il sostantivo femminile non si trovi associato all’aggettivo mediterraneo, dato che dalla scelta della strada da percorrere al bivio non dipende solo la possibilità di dimagrire davvero, ma anche quella di poter disporre di una salute migliore e di una qualità di vita un po’ meno miracolosa, ma più soddisfacente.
Fonte: Emerge il Futuro