Data la diversificazione che contraddistingue il fenomeno e la pluralità di fattori piuttosto complessi da identificare, l’emicrania ha sempre rappresentato una sorta di gigantesco rompicapo medico, all’interno del quale la scoperta delle effettive cause scatenatati andava di apari passo con il tentativo di chiarire la natura degli attacchi da un punto di vista strettamente biologico.
Una recente ricerca condotta dall’Università di Napoli pare aver risolto, almeno in parte, l’enigma, andando ad individuare una sorta di “impronta” lasciata sul nostro cervello dal manifestarsi dell’emicrania e la conseguente possibilità di connotare il fenomeno medico a partire dagli effetti tangibili che esso produce sulla conformazione delle nostre strutture cerebrali.
Attraverso il ricorso ad un sofisticato comparto fotografico è infatti risultato possibile immortalare quella che in gergo viene definita “aura visiva” e che rappresenta la prova tangibile dell’avvenuto attacco, consentendo di localizzare con precisione la zona d’influenza dell’emicrania.
In sostanza, i ricercatori di Napoli hanno operato un’iniziale distinzione tra le tipologie di emicrania a seconda del fatto che possedessero o meno una determinata aura e sono successivamente riusciti, nel corso di un complesso studio condotto su 1200 volontari, a testimoniare l’esistenza della loro intuizione andando a riprendere la suddetta aura e l’impronta che veniva lasciata sul cervello dall’emicrania.
Oltre a chiarire ulteriormente la natura dello sfuggente fenomeno, lo studio pubblicato sula rivista di settore Chephalagia, aumenta a dismisura le possibilità di intervento terapeutico nei confronti dell’emicrania, andando ad operare una netta distinzione a livello diagnostico, utile a svelare e combattere uno dei più grandi rompicapo che attanagliano la medicina moderna.
Fonte: Emerge il Futuro