Come ormai ampiamente risaputo ed assodato, la sopravvivenza economica di uno Stato si basa sulla capacità di tagliare le spese inutili, solo che, a furia di tagliare, pare che ormai persino i bisturi in dotazione ai chirurghi abbiano perso l’affilatura e la loro proverbiale capacità di incisione.
Stando ad una recente denuncia effettuata dallo stesso personale medico, pare infatti che il clima imperante di spending review si sia riverberato persino sui basilari ferri del mestiere dando origine ad una situazione paradossale in cui la rincorsa ad un risparmio fine a se stesso si è tradotta nell’acquisto di partite di bisturi decisamente low cost e inadatti a svolgere le funzioni per le quali sono stati ideati.
A lanciare l’allarme è stata l’Acoi, Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani, che ha raccolto le segnalazioni provenienti da medici dislocati lungo l’arco dell’intera Penisola e la ha tradotte in una sorta di rivendicazione ufficiale, finalizzata a fare sì che i tagli alla spesa non vadano ad interferire con la qualità degli strumenti e che non si ponga come ostacolo per il corretto svolgimento della professione chirurgica.
Oltre a rendere ovviamente più complesso il lavoro al chirurgo, la presenza di bisturi poco affilati o comunque scadenti rischia inoltre di produrre nuovi costi a lungo termine, dato che le incisioni effettuate in maniera più grossolana tendono ad infettarsi e a guarire più lentamente, favorendo così il rapido ritorno del paziente nella struttura ospedaliera dalla quale era stato dimesso a seguito dell’intervento.
Senza conoscere l’eventuale presenza di una componente di esagerazione nell’esposto presentato dall’Acoi, ci auguriamo che i medici (come tutte le categorie professionali) vengano presto messi in condizione di svolgere il loro lavoro senza troppe remore, prima che il continuo tagliare non generi un paradossale effetto contrario.
Fonte: Emerge il Futuro