L’idea di sospendere la propria vita, magari in presenza di contingenze nefaste o poco gradite, accompagna l’umanità ormai da decenni e, con essa, quell’ideale fantascientifico legato all’ibernazione e alla possibilità di concedersi un lungo sonno ghiacciato per poi risvegliarsi in un futuro indefinito e riprendere tutto daccapo.
Se, al momento, l’idea di surgelare e poi scongelare a piacere esseri umani o altri mammiferi appare ancora piuttosto lontana e utile solamente alla stesura di un copione hollywoodiano, i primi timidi passi in avanti verso l’ibernazione sono stati compiuti dai ricercatori dell’azienda californiana 21st Century che sono riusciti, per la prima volta nella storia, a decongelare il cervello di un coniglio senza che l’apparato riportasse lesioni o evidenti danni funzionali.
Dopo aver ibernato il cervello del piccolo roditore, i ricercatori hanno infatti scoperto che risultava possibile evitare i consueti danni causati dalla disidratazione dei tessuti rimuovendo il sangue presente nell’organo e sostituendolo con un particolare liquido che consente la tenuta delle cellule di fronte all’abbattimento delle temperature.
Dato che il sangue, in condizione di ibernazione, non svolge nessuna funzione utile alla sopravvivenza dell’organo, gli scienziati Gregory Fahy e Robert McIntyre hanno avuto la brillante trovata di drenarlo fino all’ultima goccia e di rimpiazzarlo con un liquido a base di glutaraldide che impedisce al formazione di ghiaccio tra le cellule e la conseguente atrofia dei tessuti provocata dalla disidratazione.
Logicamente, la sopravvivenza di un organo tutto sommato complesso come il cervello di un coniglio non è che il primo passo per capire le logiche che potranno (forse) un giorno condurre l’umanità in direzione dell’agognato traguardo, per la gioia di un’intera generazione cresciuta con dosi talmente elevate di fantascienza da non sopportare più l’epoca storica reale nella quale si trova a vivere.
Fonte: Emerge il Futuro