Per quanto il pensiero umano rappresenti, in tutta la sua astrattezza, forse il disegno ultimo dell’evoluzione delle specie terrestre, da un punto di vista strettamente chimico, la nostra capacità di pensare risulta riconducibile ad un ben preciso scambio di elettroni all’interno del nostro cervello e possiede quindi una struttura “fisica” e quantificabile.
Partendo da quest’assunto risulta possibile, in linea teorica, elaborare complesse interfacce che fanno affidamento sull’aumento dell’attività neurale all’interno del cervello per “leggere” i pensieri, anche quando al pensiero non viene a corrispondere un’espressione gestuale, linguistica o oculare in grado di rivelarne il contenuto, secondo i normali meccanismi della comunicazione umana.
Per uscire un po’ dal novero della teoria ed entrare in quello della pratica, un’equipe di ricercatori internazionali capitanata da Niels Birbaumer, del Wyss Center per la Bio e Neuroingegneria di Ginevra, è riuscita a mettere a punto una particolare cuffia che strutta l’attività cerebrale dei soggetti paralizzati per tradurre i pensieri in parole e per cercare di esprimere quel complesso universo di sensazioni che rimane rigorosamente inespresso, per via delle palesi limitazioni fisiche subite a seguito di una condizione patologica o di un ingente trauma riportato.
Oggetto di un dettagliato studio pubblicato su Plos Biology, il nuovo strumento medico all’avanguardia è stato impiegato dai ricercatori per cercare di leggere le emozioni di alcuni pazienti completamente paralizzati ed ha dato risultati più che positivi, mostrando come i soggetti impiegati nel test riuscissero a comprendere le domande a loro rivolte e a rispondere, mediante l’utilizzo della cuffia, attraverso embrionali forme di comunicazione riconducibili alla sfera dell’affermazione o della negazione, dato che al momento il sistema riesce a ricondurre gli stimoli neurali percepiti alla semplice sfera del sì” e del “no” con un coefficiente di precisione pari al 75%.
Con grande sorpresa degli autori dello studio, i pazienti interrogati attraverso l’interfaccia hi-tech hanno si sono dichiarati soddisfatti della loro esistenza, anche a fronte delle menomazioni e delle paralisi riportate, e tendevano mediamente a rispondere in modo affermativo alla domanda “sei felice?”, mostrando così come il pensiero umano, per quanto riconducibile ad uno scambio elettronico, rappresenti davvero in tutta al sua grandezza e astrazione il punto d’approdo e il momento più alto dell’intera evoluzione terrestre.
Fonte: Emerge il Futuro