Per quanto le lamentele e i ricorsi delle gestanti affollino ormai le aule di tribunale, in seguito alla tardiva scoperta di patologie neonatali, non esiste la mondo uno strumento in grado di assicurare la salute del nascituro, ma si confida, quantomeno, che ecografie ed esami diagnostici riescano ad individuare la corretta conformazione fisica del feto.
Ha suscitato un enorme e legittimo clamore, a tal proposito, lo strano caso di Bryan, bambino nato pochi giorni fa presso l’ospedale di Maggiore di Parma, completamente privo degli arti inferiori, nonostante tutte le ecografie effettuate (privatamente) in sede prenatale non segnalassero la presenza di anomalie tanto macroscopiche da non poter sfuggire nemmeno ad un ginecologo miope.
Stando ali esiti delle primi indagini, immediatamente invocate dalla Asl locale, pare che l’intero corso della gravidanza sia stato seguito in forma privata e dunque al di fuori dagli ambiti di garanzia previsti dal Sistema Sanitario Nazionale, il che comunque non giustifica né legittima minimamente il madornale errore commesso dai medici che hanno seguito la gestante fino all’ottavo mese di gravidanza.
L’ultima ecografia effettuata in concomitanza della 32esima settimana di gravidanza aveva nuovamente segnalato l’assenza di dati o parametri preoccupanti o comunque in grado di lasciar minimamente intravedere la possibilità che il piccolo Bryan venisse al mondo completamente privo delle gambe.
Dato che la coppia interessata ha sciaguratamente scelto di affidarsi a mani dubbie e di rifuggire le comuni prassi di assistenza garantite dallo Stato, la triste storia pare destinata a concludersi con una duplice beffa, consistente nella totale assenza di risarcimento per il danno subito, per la gioia di tutti i tribunali, già intasati da lamentele destinate a lasciare il tempo che trovano.
Fonte: Emerge il Futuro