Sul fatto che esistano differenze biologiche, attitudinale e sociali tra maschi e femmine non vi è dubbio alcuno fin dal giorno in cui i primi esemplari della specie scoprirono che alla diversità anatomiche andava a corrispondere un diverso modo di approcciarsi al mondo circostante, solo che pare che le suddette differenze non risiedano nel cervello, come postulato per secoli.
Con l’intento di far luce su uno dei più grandi e avvincenti misteri della biologia, un gruppo di ricercatori facente capo all’Università di Tel Aviv ha infatti deciso di indagare a fondo la specifica costituzione del cervello maschile e di quello femminile, andando a vagliarne attività e connessioni neurali mediante l’uso di una sofisticata risonanza magnetica cerebrale.
Dal test condotto su un numero di volontari pari a 1400 unità è emerso che ogni essere umano è fornito di un cervello composto a mosaico, dotato di caratteristiche estremamente singolari, ma non riconducili ad un ambito segnato dalla distinzione dei sessi, di modo che le specifiche differenze risultano attribuili a componenti genetiche e ambientali che esulano dall’essere maschio o femmina.
In sostanza, la risonanza magnetica ha evidenziato come le aree denominata materia grigia e materia bianca che compongo la sede delle nostre facoltà cognitive risultino sovrapponibili tra i due sessi (così come le connessioni neurali) e come le specifiche differenze di attività risultino tracciabili in modo individuale, ma non di genere.
Lo studio pubblicato su Pnas ha dunque sfatato un antichissimo mito biologico, mostrando come il cervello sia di fatto “unisex”, sebbene un’esperienza ancora più antica suggerisca che una qualche forma di differenza biologica, attitudinale e sociale debba pur esistere, a prescindere dalla sua esatta ubicazione.
Fonte: Emerge il Futuro