Generalmente si ritiene che, una volta passata la pubertà, le ansie relative alle dimensioni dei genitali maschili vengano meno e che quella puerile sindrome da spogliatoio, fatta di confronti e risatine imbarazzanti, scivoli lentamente all’interno dei cassetti della memoria portando con sé l’idea che l’universo intero ruoti intorno alle dimensioni del proprio pene.
Purtroppo, pare invece che angosce e frustrazioni tipicamente adolescenziali restino in auge ben oltre la soglia della maturità e che un numero spropositato quarantenni, cinquantenni e persino sessantenni abbia deciso di sottoporsi a quel particolare intervento non chirurgico, noto come lipopenoscultura, che promette un allungamento ed aumento di circonferenza in grado di porre fine a senso di inferiorità e confronti imbarazzanti.
Sempre più in voga nel nostro Paese, la pratica consiste in una serie di iniezioni sottocutanee, effettuate direttamente nel pene, che vanno a creare una sorta di cuscinetto di grasso all’interno della membrana dei genitali, conferendo così maggior vigore e dimensioni più estese, tanto in lunghezza, quanto in larghezza.
Giunta recentemente a rimpiazzare pratiche più invasive ed interventi dalla lunga degenza, la lipopenoscultura vanta proprio tra la fascia di popolazione meno giovane il maggior numero di affezionati e può fregiarsi di un continuo boom di richieste che vedono per protagonisti uomini di mezza età, magari divorziati e desiderosi di fare colpo su una nuova compagna molto più giovane.
Secondo l’opinione di numerosi medici estetici, la pratica trova il suo successo nel fatto di risultare poco dolorosa, microinvasiva e reiterabile, di modo che a fronte di un intervento dalla durata di un’ora il paziente può garantirsi i risultati sperati senza tante sofferenze, salvo quelle legate ad un maturità intellettuale mai raggiunta del tutto e ad imbarazzanti ricordi adolescenziali che affiorano di continuo, si intende.
Fonte: Emerge il Futuro