Esattamente come accade per l’ondata di gelo destinata a traghettarci nel “vero” inverno, costantemente annunciata e rinviata dalla previsioni meteo, anche il temutissimo picco influenzale pare vittima di ritardi infiniti che ne hanno spostato la comparsa dal previsto periodo festivo ad un’epoca ancora indefinita, probabilmente da collocarsi nei pressi di febbraio.
A prescindere dall’effettivo manifestarsi del picco relativo ai quattro ceppi in perenne agguato sulla Penisola, secondo l’opinione di Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive presso l’Istituo Superiore di Sanità (Iss), pare comunque che l’intera stagione influenzale sarà molto blanda, segnata da una bassa intensità e priva di reali allarme per eventuali epidemie legate alla diffusione del virus EAH1N1.
In una recente intervista rilasciata a TGCOM 24, Giovanni Rezza ha infatti sottolineato come i virus che faranno la loro comparsa in Italia appartengono ai ceppi già noti e isolati e come il temuto ritorno di una variante dell’influenza suina, attualmente in atto in Cina presso il bestiame, non sia da annoverarsi tra le eventualità probabili, date le numerose mutazioni alle quali è stato sottoposto il virus e la sua attuale impossibilità di concretizzarsi in una minaccia per l’organismo umano.
Mentre il numero dei casi totali registrati fino ad ora si è attestato sotto la soglia del milione di unità, l’unica problematica connessa con l’arrivo tardivo del picco potrebbe essere rappresentata da una lunga coda, favorita dallo stesso ritardo e dall’avvento di condizioni meteorologiche ideali per la proliferazione del virs, sempre ammesso che il “vero” inverno non decida di prendersi un anno sabbatico e di smentire attese e previsioni.
Fonte: Emerge il Futuro