In virtù di una naturale associazione di idee, siamo portati a ritenere che tutto quanto risulti palesemente antiestetico sia anche anti-igienico e la ben nota caccia al pelo superfluo, ormai divenuta una costante tanto dell’universo femminile che di quello maschile, è destinata a concludersi con un carico di sollievo, derivante dall’aver eliminato dal nostro corpo porzioni anatomiche potenzialmente portatrici di microbi e batteri.
Stando a quanto sostiene un recente studio condotto dalla dottoressa Tami S. Rowen, le cose potrebbero non stare esattamente così e la ormai arcinota ceretta “alla brasiliana” potrebbe portare in dote un carico di problematiche igieniche e infettive decisamente superiore a quello attribuito alla presenza di peli nelle zone intime.
Vagliando le condizioni di salute di un campione statistico pari ad oltre tremila donne di differenti età e ceto sociale, la Rowen ha riscontrato come la pratica rappresenti ormai la normalità più assoluta per oltre il 62% delle volontarie censite, ma come al contempo le supposte ragioni di tipo igienico che spingono in direzione della depilazione integrale non corrispondano alla realtà dei fatti e, al contrario, producano una sorta di effetto-boomerang.
Secondo la studiosa facente capo all’Università di San Francisco, la peluria pubica rappresenterebbe infatti una sorta di cuscino protettivo contro le infezioni, dato che lo strato di peli impedisce a microbi, batteri ed agenti patogeni di entrare in profondità, soprattutto nel corso di un rapporto di sessuale e salva l’apparato riproduttivo femminile dalla contrazione di numerose patologie infettive, arginando l’azione invasiva messa in campo dagli agenti patogeni, costretti a fermarsi sullo “zerbino” (ci scusiamo per l’ardita metafora) e impossibilitati a fare il loro ingresso all’interno dell’organismo, dove la loro diffusione aumenta in modo esponenziale.
Secondo lo studio pubblicato su Jama Dermatology, la depilazione integrale sarebbe dunque fonte di un’errata percezione igienico-sanitaria della funzione svolta dai peli e porterebbe in dote problematiche reali, molto più persistenti e oggettive di quegli effimeri canoni estetici che definiscono quali componenti risultino sgradevoli alla vista e quali invece no al variare di tempi e latitudini.
Fonte: Emerge il Futuro