Fatta eccezione per i soggetti affetti dalla condizione patologica autoimmune nota come celiachia, che porta il nostro intestino a non scomporre adeguatamente il glutine e a percepirlo come un elemento patogeno, il glutine rappresenta una nobile fonte alimentare lipo-proteica, particolarmente utile per chi segue un regime di tipo vegetariano, e non esiste una sola ragione al mondo per eliminarlo dalla dieta quotidiana, né tanto meno per cedere alle folli sirene del web che imputano al glutine ogni male del mondo per ragioni legate a marketing e visibilità online.
Oltre al fatto che in buona parte degli alimenti industriali “gluten free” la soppressione del glutine si accompagna all’aggiunta artificiale di grassi saturi volti a mantenere intatte le proprietà organolettiche del prodotto, una buona ragione per continuare a consumare pane, pasta e pizza di tipo tradizionali giunge in questi giorni da uno studio che parrebbe attestare come una dieta priva di glutine comporti imprevisti danni all’organismo umano.
I ricercatori facenti capo all’Università dell’Illinois hanno infatti mostrato come coloro che seguono un regime alimentare completamente gluten free, pur non essendo affetti da celiachia, si trovano in possesso di una concentrazione di arsenico e mercurio nel sangue decisamente superiore a chi invece continua a consumare glutine, con punte statistiche in grado di spingersi fino alla soglia del 70% in più nel caso dell’arsenico e del doppio in più nel caso specifico del mercurio.
Pur essendo basato su mere evidenze statistiche e non trovando un nesso biologico alla sua radice, il risultato dello studio potrebbe essere dettato dal fatto che l’abbandono del glutine si accompagna spesso ad un maggior consumo di riso, alimento noto per una maggior concentrazione dei fatidici “metalli pesanti” (il termine è in parte fuorviante e sovra utilizzato) al suo interno, con conseguenti sconvolgimenti nella composizione del plasma.
A prescindere dall’attendibilità dello studio in questione, continuano a non esistere comunque evidenze in favore dell’abbandono del glutine, se non, appunto, l’illusoria pretesa di voler seguire una dieta più sana, senza considerare gli effetti a lungo termine della privazione organica legata ad un elemento che rappresenta una fonte di approvvigionamento prezioso e vitale dall’alba dei tempi.
Fonte: Emerge il Futuro