La recente (ed interminabile) epidemia di casi di meningite che ha investito la regione Toscana e la necessità di imporre vaccinazioni di massa alla popolazione locale hanno portato al centro del dibattito sanitario nazionale la questione relativa all’opportunità di vaccinare i bambini contro la meningite, anche in assenza di focolai epidemici ubicati nelle zone geografiche di riferimento, e le possibili modalità di intervento sulla patologia, qualora si manifestasse in fase conclamata.
A tal proposito, i principali immunologi nostrani hanno fornito una sorta di vademecum, utile a distinguere l’origine specifica della meningite a fornire una sorta di faro a tutti i genitori che si trovano alle rese con rischi potenziali, diagnosi complicate e modalità di intervento sanitario spesso non univoche e vincolate alla difficoltà di determinare la radice della meningite.
Per quanto venga tradizionalmente associata dall’immaginario collettivo alla contrazione del batterio noto come meningococco b, la meningite può venire scatenata anche da altri ceppi batterici che comprendono Haemophilus influenzae di tipo B, pneumococco e i ceppi A, B, C, Y, W 135 del meningococco, per far fronte ai quali esistono le dovute vaccinazioni, le quali, pur non consentendo una protezione all’organismo umano pari al 100% (in Toscana è stato fatto registrare un caso si infezione da meningococco c in un soggetto vaccinato) rappresentano al momento l’unica arma utile a scongiurare l’insorgenza della meningite e risultano per tanto raccomandabili a prescindere da fattori e variabili di altra natura.
Dato che la meningite si trasmette attraverso scambi di liquidi corporei tra esserei umani, ne consegue che i giovani collocati al di sotto dei 25 anni si configurino come le vittime predilette dei ceppi batterici, non in virtù di una naturale tendenza alla promiscuità, ma per via del fatto che tendano generalmente a frequentare ambienti affollati, come le discoteche, dove il batterio sopravvive all’esterno dell’organismo che lo aveva espulso, attraverso la saliva, quel tanto che basta per mettere in atto un contagio su larga scala.
In caso si nutra il sospetto di essere entrati in contatto con un focolaio di infezione, è necessario è necessario sottoporsi ad una profilassi sanitaria che comprendere un ciclo di antibiotici mirati ad impedire lo sviluppo conclamato della patologia e a diminuire la virulenza dei batteri mentre si trovano ancora in fase latente e la malattia non è sfociata in un quadro sintomatologico chiaro e univoco.
La raccomandazione è dunque quella di giocare d’anticipo sulla meningite, andando a sottoporre le fasce a rischio alle misure profilattiche del caso e prevenendo il ricorso a quelle vaccinazioni forzate di massa che si rende necessario solo quando le epidemie si sono già manifestate risulta ormai proverbialmente troppo tardi per intervenire.
Fonte: Emerge il Futuro