In base a ragioni legate ad una malcelata comodità, buona parte dei fenomeni medici che subiscono un’inaspettata esplosione in una data epoca storica vengono generalmente ascritti dalle autorità mediche e politiche di riferimento al novero dei comportamenti individuali, come a significare che, se il ventunesimo secolo sta conoscendo un’autentica epidemia di problemi neurologici, depressioni e attacchi di panico, in fondo dev’essere senz’altro colpa nostra e del nostro frenetico stile di vita.
Senza nulla togliere alla doverosa componente legata all’autolesionismo individuale, un recente studio condotto dai ricercatori facenti capo all’Università del Montana sembrerebbe suggerire un’ipotesi alternativa, imputando all’eccessiva presenza di smog nei centri urbani la responsabilità dell’insorgenza legata a problemi psichiatrici e neurologici.
Secondo i medici americani, infatti, polveri ultrasottili e idrocarburi politici aromatici riuscirebbero a penetrare ad un livello intimo del nostro organismo, andando a danneggiare non solo la naturale costituzione delle cellule che compongo polmoni e apparato respiratorio, ma anche gli stessi neuroni, fino a causare un’instabilità psicologica in grado di tradursi nella comparsa di demenza, agitazione, panico, depressione e potenziali tendenze suicidi.
L’allarme lanciato dalla ricerca pubblicata su Jama Psichiatry investe soprattutto i neonati, più esposti ai danni da smog per via della loro conformazione e della loro fragilità e più soggetti a sviluppare patologie neurologiche una volta cresciuti.
Tutto ciò, ovviamente, oltre a destabilizzare il naturale equilibrio dell’organismo umano comporta una serie di costi economici piuttosto elevati, recentemente quantificati da un report dell’ufficio europeo dell’Oms nella cifra record pari a 1463 miliardi di euro l’anno nella sola Ue, frutto di unbilancio comprensivo di oltre 600 mila decessi legati allo smog e di spese sanitarie legate alla cura e all’assistenza dei soggetti colpiti dalle più svariate patologie dovute all’inquinamento, degenti neurologici inclusi.
Solo nel nostro Paese si stima che lo smog comporti un coso sanitario annuo pari a 97 miliardi di euro (circa il 4,7% del Pil) rappresentando così una voce di spesa ben superiore a quelle per la quale il Ministero della Sanità si trova a dover rinunciare, per via della carenza cronica di fondi.
Il consiglio è ovviamente quello di cercare di evitare (laddove possibile) il contatto con lo smog e diproteggere i neonati mediante il ricorso ad umidificatori di ambiente o frequenti soggiorni in direzione di località turistiche e termali, di modo da favorire il ripristino delle loro naturali facoltà respiratorie, prima che le autorità sanitarie mondiali decidano di ascrivere eventuali patologie neurologiche alla sfera dei vostri comportamenti individuali, magari solo per il semplice gusto della comodità.
Fonte: Emerge il Futuro