Uno degli aspetti più inquietanti del nostro modo di relazionarci con la morte riguarda il fatto che ogni singolo decesso, provocato da cause violente, rappresenta ai nostri occhi una tragedia dall’ampio richiamo mediatico, mentre l’enorme moltitudine di persone che quotidianamente viene a mancare in silenzio scivola spesso nel novero della statistica, in virtù dell’impossibilità di dare un nome, un volto e un legame affettivo a tutte le vittime.
Mentre ricordiamo alla perfezione le fattezze di tutte le vittime di omicidio al centro di casi di cronaca giudiziaria, in pochi conoscono la reale identità di quelle 34500 persone che scompaiono ogni anno in Italia a causa dell’inquinamento atmosferico, andandosene in punta di piedi dopo aver subito un’ avvelenamento coatto, anch’esso piuttosto violento e non accidentale, seppur meno clamoroso.
Un recente rapporto elaborato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute nell’ambito del progetto CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute) ha infatti evidenziato come le alte concentrazioni di polveri sottili presenti nei cieli dei grandi centri urbani si trovino ad essere causa diretta di un numero impressionante di decessi e come il superamento continuo di soglie di inquinamento, fissate per legge come intollerabili, produca in modo casuale una serie di problematiche di salute potenzialmente letali e collocate ben oltre la dimensione dei semplici disturbi transitori.
Secondo il rapporto ministeriale, circa il 29% dell’intera popolazione italiana si troverebbe quotidianamente esposto a fattori di pericolo elevatissimi legati alla presenza di particolato e Co2 nell’aria e il semplice rispetto di quei limiti universalmente riconosciuti, ma ampiamente ignorati, potrebbe salvare circa 11 mila all’anno e prolungare di molto l’aspettativa di vita di tutti coloro che abitano aree considerate a rischio inquinamento.
Senza enumerare l’intero spettro delle patologie prodotte a partire da smog, gas di scarico, impianti di riscaldamento industriali, ciminiere e quant’altro, il rapporto ha analizzato come la totalità delle problematiche accumulate negli anni a partire dall’assunzione involontaria di sostanze tossiche si riverberi in un accorciamento della vita media degli italiani stimato in circa 10 mesi, seppur con leconsuete differenze baste sulla localizzazione geografica.
Il fenomeno atmosferico legato all’inquinamento possiede infatti una valenza molto più elevata al nord, dove le vittime annuali si troverebbero a essere circa 22500 e l’aspettativa di vita decrescerebbe mediamente di 14 mesi, contro i 6,6 mesi del centro e i “soli” 5,7 provenienti dalla media tra sud Italia e zone insulari.
Alla base di un fenomeno complessivo mai così allarmante, vi sarebbe un sostanziale mutamento della composizione dei fattori inquinanti presenti nell’aria e un ruolo di rilievo giovato dai prodotti di combustione derivanti dalle cosiddette biomasse per il riscaldamento e dall’enorme quantitativo di particolato prodotto a partire dai motori diesel, un tempo semi sconosciuti; tutti fattori che oltre ad aumentare i livelli complessivi di inquinamento rappresentano una minaccia potenzialmente letale per via della presenza di minuscole particelle in grado di penetrare a fondo nei polmoni dei soggetti esposti.
Per porre rimedio ad un quadro apocalittico occorrerebbe ripensare in pieno il nostro accesso alla viabilità e ai processi produttivi, riuscendo nel contempo a mettere in atto una strategia di evasione individuale, contraddistinta dalla frequenti fughe in direzione di località collinari, marittime o termali, in grado di concedere tregua alle vie aeree sottoposte ad un continuo bombardamento.
Dopo decenni di sottovalutazione del problema, pare dunque che le autorità sanitarie abbiano preso coscienza di un’autentica emergenza che rischia di diventare endemica e di riverberarsi sui costi sociali in modo sempre più netto, nonostante la notizia dei 34500 decenni annui faccia meno scalpore di un singolo omicidio, dal momento che nessuno ricorda mai i volti e i nomi di tutti coloro che se ne vanno in silenzio, senza nemmeno capire chi li ha avvelenati e perché.
Fonte: Emerge il Futuro