Risulta ormai palese ed evidente a chiunque che i medici di base non hanno affatto gradito la riforma della sanità messa in atto dal Governo e che l’idea di giungere ad una forma di controllo su una categoria professionale, onestamente un po’ abbandonata a sé stessa, si può rapidamente tradurre nella minaccia di scioperi, disservizi, manifestazioni e proteste lungo tutto lo Stivale.
Nel corso del lunghissimo braccio di ferro che vede i medici contro il Governo è recentemente entrata anche la questione dei finanziamenti (e dei tagli) alla sanità e quella, decisamente meno moralistica, legata al rinnovo dei contratti di settore, con l’esito di uno sciopero generale dei servizi annunciato per il 17 marzo e per il 18 marzo prossimi.
A seguito dell’apertura di un tavolo delle trattative tra il ministro Lorenzin e i sindacati di settore, pare tuttavia che l’eventualità sia stata rimandata a data da definirsi e che i medici abbiano accolto per veri i propositi governativi di intervenire sulla questione dei finanziamenti ala sanità il prima possibile.
Non annullato, ma semplicemente rinviato di altri 60 giorni, lo sciopero dei medici continua tuttavia a porsi alla stregua di una spada di Damocle sull’operato del Governo, a meno che il Ministero non trovi alla svelta quei 4 miliardi di euro da destinare, in conformità alle richieste della Fimmg (Sindacato dei medici di famiglia) all’aumento delle retribuzioni per la categoria e ad altre forme di investimento utili al corretto svolgimento della professione.
Data la crucialità del ruolo esercitato dai medici di famiglia, è molto probabile che il Governo rivedrà parte dei tagli operati in sede di Stabilità e cercherà un’ulteriore mediazione allo scadere dei fatidici 60 giorni, prima che il palese ed evidente dissenso dei medici verso la riforma della sanità non sia destinato a ricadere, come spesso accade, sulle teste e sulla salute degli ignari cittadini, per lo più all’oscuro del reale motivo del contendere e delle agitazioni sindacali in atto.
Fonte: Emerge il Futuro