Dando ormai per assodato che le attese per poter accedere ad esami diagnostici rasentano tempi biblici in numerose regioni italiane, è triste constatare come, nemmeno in caso di evidente priorità, si riesca a snellire un po’ la burocrazia del comparto pubblico e come una malata oncologica debba attendere 18 mesi prima di poter effettuare una tac potenzialmente in grado di salvarle la vita.
L’increscioso episodio, degno di un tragico guinness dei primati, è accaduto a Lecce, dove una paziente ammalata di cancro di nome Santina Geusa è stata trattata dalla Asl locale alla stregua di un caso di ordinaria amministrazione (e dunque non in modo prioritario), con il risultato di un’attesa per accedere all’esame del caso che ha sfiorato il ridicolo e che ha costretto la protagonista della vicenda a vedersi fissare la tac richiesta per il mese di ottobre 2017, esattamente 18 mesi dopo la prenotazione dell’esame avvenuta nel febbraio scorso.
Per cercare di fare chiarezza su una vicenda probabilmente destinata al silenzio (in caso di mancato interesse mediatico) ed assurta a specchio dei malfunzionamenti di Casa Nostra, il Ministro Lorenzin ha dato vita ad una particolare task force deputata ad aprire un’indagine ufficiale sulla vicenda e a portare alla luce le responsabilità individuali che hanno condotto l’Asl pugliese in direzione della solenne svista medica.
Grazie alla presenza di un nucleo di agenti delle forze dell’ordine e di tecnici specializzati, il Ministero intende quindi chiarire cosa non abbia funzionato la momento della prenotazione e cercare di riportare un po’ all’ordine quell’infinita balcanizzazione della sanità su base regionale che si traduce spesso nella genesi di tempistiche bibliche per accedere ad un esame, anche in caso di effettivo pericolo per la vita del paziente.
Fonte: Emerge il Futuro