Ben presente nella sfera legata al linguaggio e alla percezione comune, la perdita di proprietà organolettiche da parte di numerosi prodotti alimentari, soprattutto di tipo ortofrutticolo, rappresenta il triste prezzo pagato dalla ricerca di settore per garantire una produzione smisurata, oltre gli angusti confini imposti dall’alternarsi delle stagioni, e per cercare di dare vita ad una serie di frutti e ortaggi il più possibile “sicuri” e privi di quei rischi per la salute umana derivanti da parassiti o da altri batteri potenzialmente in grado di nuocere all’apparato digerente dei consumatori.
Il risultato di questo lungo processo, durato oltre mezzo secolo, consiste da un lato nella piena realizzazione dell’obiettivo preposto, dato che chiunque ormai può approvvigionarsi con frutta e verdura per 12 mesi all’anno senza troppi timori, ma dall’altro in una serie di alimenti, pomodori soprattutto, il cui gusto originario è stato alterato e sbiadito da una serie di incroci operati in laboratorio e nelle piantagioni.
Per porre rimedio all’enorme inconveniente e riportare il sorriso sulle guance di tutti quei consumatori per i quali i pomodori possiedono un sapore paragonabile a quello dell’acqua fresca, un’equipe di ricercatori internazionali capitanata dal professor Harry Klee dell’Università della Florida, ha deciso di cimentarsi con un esperimento di segno inverso, finalizzato al recupero delle piene proprietà organolettiche dei pomodori e al ripristino di quel sapore sbiadito e annacquato durante i lunghi anni contrassegnati da incroci e modifiche genetiche.
Dopo aver effettuato il sequenziamento genetico per 398 tipologie di pomodori diffusi in tutto il mondo e ed aver ingaggiato fior di assaggiatori per cercare di comprendere quali fossero le proprietà organolettiche peculiari della specie da un punto di vista meno oggettivo, i ricercatori hanno infatti concluso che il rapporto tra i naturali livelli di zuccheri presenti nelle colture erano ormai andato disperso e che le conseguenti proprietà aromatiche delle piante necessitavano di un ripristino utile a rendere di nuovo il pomodoro alla stregua di un alimento saporito, oltre che sano.
Proprio andando ad agire su quei particolari zuccheri e sue quegli aromi che sono stati individuati dalla ricerca come determinati per la struttura originaria del pomodoro, gli scienziati coinvolti nel progetto intendono dunque dare vita ad una nuova tipologia di ortaggio in cui la componente di tipo Ogm verrà paradossalmente impiegata per ripristinare le qualità originarie del prodotto, giusto per risarcire il consumatore di quell’immenso prezzo pagato dalla ricerca per avere frutta e verdura “di stagione” sulle nostre tavole per 12 mesi all’anno.
Fonte: Emerge il Futuro