Il recentissimo caso di Nola, che ha visto medici ed infermieri alle prese con visite e cure effettuate direttamente sul pavimento dell’ospedale locale, ha da un lato portato alla luce la problematica connessa con l’insufficienza delle nostre strutture di tipo pubblico e, dall’altro, svelato un costume piuttosto diffuso, che prevede la corsa disperata al pronto soccorso, soprattutto in caso di influenza, con conseguente sovraffollamento degli ambulatori e impossibilità di tenere testa ad un numero di richieste che supera di gran lunga la disponibilità di posti letto e personale sanitario.
Se la somma dei due fattori si traduce in situazioni estreme, con Nola a fare da punta dell’iceberg e da capro espiatorio per l’Italia intera, numerosissime strutture disseminate ad ogni latitudine stanno lamentando in questi giorni una sorta di emergenza dovuta al riversarsi di pazienti più o meno malati nelle aree adibite al pronto soccorso, il cui effetto minore è rappresentato da liste d’attesa pressoché infinite e da una sorta di malumore che rimbalza da medico ad assistito, aumentando le tensioni già naturalmente presenti in luoghi non certo adibiti al divertimento o ad attività ludiche di sorta.
Andando inoltre ad aggiungere la psicosi legata alla meningite ad un’abitudine già amplificata dalla straordinaria virulenza dell’influenza stagionale, il risultato conseguito in questo periodo festivo è stato quello di una sorta di intasamento complessivo delle strutture e della corsa ai ripari del personale addetto a prestare i servizi di primo soccorso, intento a diramare, da nord a sud, una sorta di vademecum del malato con l’obiettivo di limitare gli accessi agli ospedali ai soli soggetti che si trovano in effettiva condizione di pericolo.
In assenza di una pregressa storia clinica all’insegna di patologie di tipo respiratorio o cardiovascolare, sarebbe buona norma, innanzitutto, ricondurre i sintomi influenzali al loro ambito naturale, evitando di considerare alla stregua di un’emergenza un quadro sintomatologico che necessiterebbe invece di riposo e che può agevolmente venire trattato con i consueti farmaci da banco o secondo i suggerimenti del medico di base, senza la benedizione del personale specialistico.
Al fine di evitare di intasare i pronto soccorso è buona norma ricordare, inoltre, che esistono strutture alternative e poco impiegate, che prendono il nome di guardia medica, laddove è possibile recarsi senza rischiare attese infinite, oppure richiedere una visita a domicilio qualora i sintomi si facciano effettivamente insostenibili e non si disponga in casa dei farmaci necessari a trascorrere una notte serena.
Prima che il fuoco dell’indignazione pubblica per l’episodio di Nola si spenga e tutto cada nel dimenticatoio è forse il caso di suddividere le responsabilità dell’accaduto tra una serie di strutture mediche alle prese con tagli e contingentamenti e la tendenza a ritenerci in fin di vita la primo starnuto e cercare di trovare un punto di incontro tra due universi alle prese con le medesime esigenze e le medesime carenze.
Fonte: Emerge il Futuro