Nonostante l’importanza del ruolo attribuitole e i fari dell’opinione pubblica perennemente puntati, è comprensibile che la classe medica, trovandosi desolatamente composta da esseri umani, commetta alcuni errori; quello che risulta meno comprensibile e assolutamente non giustificabile è l’esistenza di un ampio sistema volto a mascherare quei medesimi tragici errori e a passare sotto silenzio gli orrori che spesso si consumano in alcune cliniche.
Una complessa indagine della Guardia di Finanza ha infatti portato alla luce l’esistenza di un’autentica rete omertosa all’interno di una clinica di Reggio Calabria e la presenza di un sistema volto ad occultare numerosi errori fatali all’interno del reparto di Ginecologia e Ostetricia, dove l’incuria del personale sanitario ha dato vita ad una serie di aborti, lacerazioni e decessi in sede neonatale senza precedenti.
Stando a quanto sostengono gli inquirenti, il personale medico avrebbe compilato falsi referti, con il beneplacet di colleghi e responsabili, per coprire due casi di morte sopraggiunti a seguito del parto, un caso di lesioni permanenti ad un neonato, ora invalido al 100%, un caso di aborto procurato ad una gestante e una serie di disturbi neurologici e crisi epilettiche indotte ad un’altra partoriente per via di un errato trattamento farmacologico.
Già ribattezzata come “clinica degli orrori”, la struttura calabrese vedrà ora la presenza delle forze dell’ordine al suo interno, intente a stabilire ogni forma di responsabilità riguardanti le tristi vicende e a trasportare l’intera vicenda in sede processuale.
Mentre le istituzioni unite si scagliano contro l’abominio consumatosi nella struttura, sarebbe opportuno domandarsi come fatti analoghi possano accadere nel nostro Paese e come un vero e proprio atto di infamia possa spingere in direzione della sepoltura di errori che, di per sé, potrebbero anche risultare comprensibili, se non altro in virtù di quella fragile natura umana che ci contraddistingue tutti, medici compresi.
Fonte: Emerge il Futuro