Se l’evidenza ci porta a constatare quanto la crescita di un organismo rappresenti la norma più assoluta, i fattori coinvolti nel processo sono in realtà vari e di varia natura e la possibilità di determinare quali entrino in gioco durante la crescita delle ossa e della struttura scheletrica potrebbe porre in futuro l’umanità al riparo dall’insorgenza di patologie invalidanti.
Proprio in questi giorni, una recente ricerca condotta dall’Istituto Telethon di Pozzuoli pare aver compreso una significativa porzione dei meccanismi coinvolti nella crescita della struttura ossea, individuando nel fenomeno definito come “autofagia” una delle concause che consentono il pieno sviluppo dello scheletro umano, soprattutto durante le fasi immediatamente successive alla nascita.
Grazie all’autofagia, determinata dal fattore di crescita Fgf 18, le cellule presenti nei tessuti ossei provvederebbero cioè a ripulirsi in maniera autonoma da tutte le componenti che possono inficiarne lo sviluppo, mediante un meccanismo biologico che porta appunto le componenti a divorarsi tra loro (da qui il termine) fino ad operare un’accurata selezione dei fattori coinvolti nello sviluppo organico.
Analizzando il comportamento delle cellule presenti nella struttura ossea di alcuni topi, i ricercatori di Telethon hanno potuto constatare proprio come l’assenza del sopracitato fattore di Fgf 18 rappresentasse la causa in grado di arrestare il normale processo di autofagia e di produrre la genesi di svariate malformazioni e patologie a carico dell’apparato scheletrico.
Tradotto in parole povere, il corretto sviluppo delle nostra ossa dipende dalla capacità delle cellule coinvolte di selezionarsi ed eliminarsi vicendevolmente mediante il ricorso a fattori presenti dell’organismo e, quando i suddetti fattori vengono mancare, il sistema va in tilt e le ossa presentano anomalie, comprendendo al loro interno tanto componenti “sane” quanto fattori difettosi che è risultato impossibile eliminare dalla crescita.
La scoperta pubblicata su Nature pare dunque la strada a nuove metodologie di indagine su rare malattie delle ossa (come l’acondroplasia), ma anche alla possibilità di mantenere in salute lo scheletro facendo leva sull’aggiunta di uno di quei fattori che regola l’andamento di un fenomeno talmente evidente da essere quasi incomprensibile.
Fonte: Emerge il Futuro