Da quando l’attenzione verso la propria salute e verso il proprio aspetto fisico sono state sdoganate ben oltre i confini rappresentati da un esiguo numero di addetti ai lavori e appassionati, l’umanità si è magicamente accorta che l’età anagrafica si trova raramente a coincidere con quella biologica e che i dati riportati sulla carta d’identità fanno fede a livello giuridico, ma non determinano il nostro reale stato di invecchiamento, nonostante il timbro comunale e la firma del sindaco.
Appurato dunque che il nostro organismo invecchia secondo schemi del tutto personali e legati ad una pluralità di fattori interni ed esterni, resta ora solo da capire come individuare la nostra reale età biologica senza lasciarci troppo incantare da false promesse e allarmismi di varia natura.
A tal proposito, un gruppo di ricercatori facente capo al King College di Londra ha ideato e testato un particolare esame del sangue che consentirebbe, con precisione quasi certosina, di determinare lo stato di invecchiamento individuale e di consentire una corsa ai ripari prima che irischi legati ad un’eccessiva sproporzione tra età biologica e anagrafica si traducano nell’insorgenza dellademenza o di altre patologie connesse con l’invecchiamento precoce dell’organismo.
Il test londinese prende in esame una serie di marcatori presenti nel sangue e giunge ad attribuire un punteggio complessivo al nostro organismo sulla base delle sostanze prodotte e dei fattori di rischio presenti in circolo, di modo che, ad esempio, l’embrionale sperimentazione condotta su 700 volontari di 70 anni ha mostrato come alcuni individui fossero rimasti ancorati ad un’età biologica pari a 60 anni, mentre altri possedevano un livello di invecchiamento che li rendeva simili ad ottuagenari.
Nel dettaglio, l’efficacia del test è garantita da una complessa analisi dello stato di conservazione dell’Rna, componente genetica che permette di risalire alle condizioni del Dna e di tracciare così unprofilo esaustivo del soggetto esaminato mediante la lettura e l’analisi di 150 differenti geni che, abbinati ai comuni fattori di rischio presenti nel sangue, offrono un ritratto a tutto tondo della nostra reale età biologica.
Lo studio pubblicato su Genome Biology fornisce quindi a laboratori e ricercatori di tutto il mondo un nuovo strumento che, abbinato ai classici metodi di indagine rivolti al livello di stress ossidativo, consente di riuscire ad individuare la nostra età biologica e di intervenire prima che i dati riportati sulla carta d’identità riescano ad ingannarci per un periodo troppo lungo.
Fonte: Emerge il Futuro