La possibilità di giungere ad un trapianto completo di faccia rappresenta ormai da anni un’eventualità concreta, dati i progressi della moderna chirurgia e dato il successo fatto registrare dalle operazioni parziali condotte fino ad oggi; operazioni in cui il coefficiente di rigetto è stato così basso da lasciare intravedere che i tempi erano finalmente maturi per procedere con l’intera struttura facciale.
Il lieto evento chirurgico ha infatti avuto luogo negli Stati Uniti, dove ad un eroico pompiere orrendamente sfigurato durante l’adempimento del proprio dovere è stato trapiantato un volto nuovo e restituita quella componente fisica senza la quale la dimensione sociale si trasforma in un crogiolo di compassione e sguardi immotivati.
Patrick Hardison, 41 enne ustionato mentre tentava di salvare una donna dalle fiamme, è infatti la prima persona al mondo ad avere ricevuto una faccia nuova, attraverso un’operazione-fiume, durata oltre 26 ore e condotta dai medici del NYU Medical Center, capitanti dallo specialista Eduardo Rodriguez.
Il più esteso trapianto di tessuti facciali mai realizzato ha compreso la piena sostituzione di orecchie, ciglia, scalpo e di tutte quelle parti anatomiche in grado di andare oltre la semplice epidermide e di conferire al pompiere un aspetto “normale” anche se, logicamente, completamente differente da quello precedente, con tutte le conseguenze psicologiche che un trapianto di faccia può comportare.
Il procedimento chirurgico è stato reso possibile dalla presenza di un donatore, un ragazzo di 26 morto in un incidente in bicicletta, che ha dato piena disponibilità all’espianto dei suoi tessuti facciali prima che accadesse la tragedia e che ha visto così la sua faccia trovare un nuovo impiego per restituire i connotati al pompiere sfigurato da estesissime ustioni di terzo grado.
Ovviamente, il trapianto eseguito non è che il primo passo di un lungo percorso di riabilitazione fisica e psicologica che condurrà Hardison alla ricerca di un pieno recupero, passando per una lunga serie di nuove operazioni, per una sterminata serie di incontri con psichiatri e psicoterapeuti e per tutti quei progressi medici che hanno reso possibile l’operazione, dopo anni di fruttuosi tentativi parziali.
Fonte: Emerge il Futuro