Ormai imputato di ogni nefandezza possibile ed entrato di recente sotto la lente d’ingrandimento del Parlamento Europeo, lo zucchero è divenuto oggetto di una serie di indagini cliniche finalizzati ad appurare la sua reale natura e il particolare rapporto che lega il consumo della sostanza alla rottura dell’equilibrio bio-chimico presente nel nostro organismo.
Oltre agli ormai assodati legami con l’insorgenza del diabete e di tutte quelle patologie che trovano al loro radice in una progressiva occlusione delle arterie, una ricerca tutta italiana, condotta dall’università cattolica del Sacro Cuore, giunge in queste ore a sottolineare come anche le facoltà cognitive e mnemoniche si trovino esposte di fronte ad un rischio di tipo degenerativo in caso di abuso di zuccheri.
Secondo gli autori dello studio, un elevato e costante consumo di zuccheri produrrebbe una sorta di cortocircuito a livello cerebrale, arrestando la produzione di nuovi neuroni all’interno del giro dentato dell’ippocampo ed impedendo quindi il corretto svolgimento delle funzioni addette alla memoria.
Gli effetti prodotti sulla memoria dallo zucchero si troverebbero ad essere tuttavia reversibili in caso il consumo diminuisca e in tal senso i ricercatori italiani hanno condotto un’ulteriore verifica su un gruppo di cavie, alle quali è stata somministrata una dieta povera di calorie e senza zuccheri, fino al completo ripristino delle facoltà mnemoniche danneggiate dagli zuccheri.
Lo studio pubblicato su Stem Cells ha dunque confermato, da un lato, l’esistenza di un rapporto che lega lo zucchero alla memoria e, dall’altro, la bontà di quel regime alimentare, denominato restrizione calorica, che consente una sorta di palingenesi cellulare di fronte a quegli infiniti danni provocati dall’inconsapevole zucchero e testimoniati da ampie indagini condotte ad ogni latitudine.
Fonte: Emerge il Futuro