Recentemente entrato nel dizionario medico di uso corrente, il glifosato è una pericolosa sostanza, presente nei diserbanti industriali, in grado di provocare alterazioni cancerogene sull’organismo umano, tanto da spingere l’opinione pubblica globale e la associazioni di settore a chiederne il bando in via definitiva per garantire la salvaguardia dei prodotti agroalimentari, mai come ora nel centro del mirino medico.
Esattamente come accade ogni volta in cui viene aperto uno dei classici vasi di Pandora delle grandi industrie, il glifosato sta rapidamente comparendo un po’ ovunque fino a diventare il movente per una gigantesca polemica che sta investendo numerose case produttrici di birra, ree di aver dato alla luce prodotti in cui i livelli della sostanza si pongono ben oltre la soglia di tollerabilità dell’organismo.
Pur non esistendo una legislazione specifica in materia di birra, le analisi compiute da un laboratorio di Monaco hanno riscontrato la presenza di valori compresi tra 0,46 e 29,74 microgrammi per litro su campioni prelevati da birre a marchio Beck’s, Paulaner, Franziskaner, Bitburger, Warsteiner, Krombacher, Erdinger e altre marche “minori”.
La presenza del glifosato nelle birre tedesche sarebbe riconducibile alle metodologie attraverso le quali il malto viene lavorato e la presenza media nei campioni riscontrati si attesterebbe molto al di sopra della soglia di tollerabilità, pari a 0,1 grammi per litro, stabilita dalle leggi comunitarie per l’acqua potabile.
I birrai tedeschi si cono subito difesi dalla bufera mediatica in atto sostenendo che i quantitativi rilevati risultano comunque innocui per la salute umana e che la Germania è la nazione in cui i controlli sulle prassi agricole sono più serrati, aprendo così un nuovo capitolo di quella questione mondiale relativa al glifosato che è prepotentemente entrata nei dizionari comuni a seguito dell’inclusione della sostanza nel novero dei fattori “probabilmente cancerogeni”, da parte dell’Oms.
Fonte: Emerge il Futuro