Ghiandola in grado di rigenerasi con estrema rapidità e di dare continuamente vita a nuove cellule, il fegato si trova particolarmente esposto a rischi e complicazioni derivanti dalla presenza di metastasi in caso di tumore, date le particolari funzioni svolte e al sensibilità di fondo che contraddistingue la zona corporea.
Se prevedere l’insorgenza di un tumore al fegato appare ancora alla stregua di un’impresa disperata, data l’ampia latenza che contraddistingue il fenomeno, una recente ricerca italiana condotta dall’RCCS Ospedale San Raffaele lascia presagire la possibilità di intervenire sul pericolo derivante dalle metastasi prodotte dalla massa tumorale, grazie ad una nuova terapia genica in grado di bloccare l’espansione del cancro.
Andando ad intervenire sull’attività del gene denominato interferone alfa, i ricercatori capitanati dal dottor Giovanni Sitia si sono infatti accorti che la crescita del tumore al fegato subiva drastici rallentamenti e che il gene incriminato rappresentava, appunto, la via d’accesso attraverso la quale il cancro tendeva a diffondersi all’interno dell’organismo ospitante e a produrre il “contagio” tra gli organi contigui.
Nel dettaglio, l’attività in grado di bloccare il processo di metastasi è rappresentata dalla possibilità di alterare la struttura genetica di interferone alfa, andando ad inserire nelle cellule madri, alcune componenti anti-tumorali, dette macrofagi, che inibiscono sul nascere l’opera di diffusione del cancro.
La sola idea di poter intervenire sulle metastasi prodotte a partire dal tumore al fegato consentirebbe di diminuire enormemente l’alto coefficiente di rischio connesso con la patologia e di ricondurre il funzionamento di quella complessa ghiandola ad un ambito di normalità, consentendone la genesi di nuove cellule senza che l’opera si traduca in un danno ingente all’intero organismo ospitante.
Fonte: Emerge il Futuro