Se fino a poco tempo fa il rifiuto di consumare carne era basato sulla (più che legittima) volontà di non alimentare la sofferenza altrui, la diffusione di teorie pseudo-scientifiche e pseudo-mediche hanno prodotto un numero spropositato di vegetariani e vegani, tutti rigorosamente convinti di poter vivere fino a 120 anni adeguandosi ai dogmi della nuova bizzarra religione.
Ovviamente, di vero in tutto questo questo rifiuto delle proteine animali c’è poco o niente e la milionesima dimostrazione giunge in questi giorni da uno studio condotto dall’Università di Oxford, secondo il quale, votarsi in direzione di uno stile alimentare vegano o vegetariano non comporta alcun aumento sensibile dell’aspettativa di vita.
Prendendo in esame i dati relativi ad un campione statistico pari a 60.310 soggetti, divisi in due distinti gruppi in base alle rispettive preferenze alimentari e alla loro tendenza a cibarsi di carne, i ricercatori inglese hanno potuto costatare che le differenze in termini di mortalità complessiva tra il gruppo dei vegani/vegetariani e quello degli onnivori erano pressoché assenti e che la mortalità media poco o nulla aveva a che vedere con il fatto di cibarsi di carne o meno.
Se è comunque vero che un consumo massiccio di carne (sopra le 5 volte a settimana) aumenta le probabilità di contrarre determinate patologie letali, un consumo moderato non produce invece alcuna tipologia di rischio differente dal rifiuto totale dell’alimento, portando fruitori moderati e vegetariani su un identico livello in termini di longevità.
Nessuna significativa differenza è stata inoltre riscontrata per quanto riguarda le cause di morte, dal momento che vegetariani e onnivori paiono ammalarsi delle stesse patologie e che, anche sul tanto decantato versante oncologico, le differenze tra un consumatore moderato di carne e un vegano riguardano un’incidenza complessiva piuttosto esigua e inferiore alla soglia del 10%.
In caso ce ne fosse davvero bisogno, lo studio inglese attesta come molte delle tesi alimentari particolarmente in voga in questa convulsa fase storica si trovino ad essere prive di fondamento alcuno e come la conversione verso uno stile alimentare vegetariano non possieda alcun reale movente, fatta eccezione per il più che legittimo e lodevole versante etico legato alla sofferenza degli animali.
Fonte: Emerge il Futuro