Se percepire un avvenuto contagio e un conseguente stato patologico appare un’impresa piuttosto semplice (salvo in caso di ipocondria), stabilire quale sia la natura dell’agente patogeno, virus o batterio, che ci ha colpito richiede spesso sofisticate disamine, utili ad impedire l’assunzione di categorie farmaceutiche, come gli antibiotici, potenzialmente inutili o addirittura dannose.
Con l’intento di semplificare il processo diagnostico e di ricondurre ogni patologia di tipo infettivo al suo naturale ambito, un gruppo di ricercatori facenti capo alla Duke University sta mettendo a punto un comunissimo esame del sangue che consente di rintracciare nel liquido plasmatico l’eventuale presenza di virus e batteri, permettendo così l’adozione di una corretta strategia terapeutica senza troppi esami e cambi di rotta dell’ultimo minuto.
Facendo leva sull’esistenza di una sorta di “firma genetica”, cioè di particolari tracce presenti nel Dna utili ad individuare la categoria del microrganismo che ci ha colpiti, il test americano si propone dunque di stabilire se una particolare affezione a carico delle vie respiratorie sia riconducibile ad una banale componente virale oppure ad una perniciosa infezione batterica, senza più il bisogno di lunghi e complessi consulti con pneumologi e specialisti.
Stando agli esiti della prima sperimentazione il test del sangue ideato dalla Duke University risulterebbe attendibile all’87%; misura più che accettabile e utile ad impedire che le consuete lucciole vengano scambiate per lanterne e che gli antinfiammatori vengono confusi con gli antibiotici.
Se si considera che le infezioni respiratorie rappresentano il principale movente che spinge i pazienti a recarsi dal loro medico curante, il test genetico potrebbe semplificare di molto il lavoro dei medici di base e consentire rapidi tempi di guarigione a tutti i soggetti colpiti, per i quali la scoperta delle cause del loro malore non si configura affatto semplice come la percezione dell’evidente stato patologico, ipocondriaci ovviamente esclusi.
Fonte: Emerge il Futuro