Dal momento che ogni nuova patologia virale viene presentata dalla stampa mondiale alla stregua di una possibile apocalisse e che i falsi allarmi (o comunque circoscritti) si susseguono dai tempi della Mucca Pazza, il mondo si interroga in queste ore sulla reale portata di quel virus Zika che sta tenendo in scacco il Brasile alle vigilia delle Olimpiadi di Rio e dei flussi turistici che potrebbero propagare l’epidemia per i continenti.
Prima che l’allarme relativo all’epidemia che sta investendo il nord del Brasile si riverberi in un’ondata di panico collettivo, occorre tenere presente che, innanzitutto, il pernicioso virus tramesso dalla zanzara Aedes non si propaga da uomo a uomo e che, quindi, la possibilità di un pandemia risulta nettamente inferiore a quella fatta registrare dall’Ebola, anche se la letteratura medica parla di rarissimi casi in cui il virus si diffonde attraverso trasfusioni o rapporti sessuali.
Scoperto nel 1947 in Nigeria, il virus Zika resta spesso asintomatico a seguito della contrazione, salvo poi dare origine a sintomi tipici di uno stato influenzale che comprendono episodi di congiuntivite e che tendono a risolversi senza conseguenze alcune sulla salute nel giro di pochi giorni, tanto da venire spesso confuso con altre patologie di tipo virali.
I problemi e le paure che portano buona parte della stampa mondiale a parlare di pandemia riguardano tuttavia il possibile contagio di donne incinte, dato che il virus potrebbe trovarsi in correlazione (condizionale d’obbligo) con alcune malformazioni neonatali e con l’aumento di casi relativi a microcefalia fatti registrare nelle aree del mondo attualmente funestate dalla piaga.
In ogni caso, l’adozione delle più comuni precauzioni, in caso si decida di recarsi in Brasile, dovrebbe essere più che sufficiente ad assicurare ai turisti un beato soggiorno e a scongiurare quell’apocalisse medica che pare manifestarsi di anno in anno, seppur sempre con forme e modalità variabili.
Fonte: Emerge il Futuro