Una volta appurato, oltre gli allarmismi mondiali e le sirene della disinformazione, che il vrius Zika risulta assolutamente innocuo per tutti i soggetti sani che non si trovano in stato interessante, resta da circoscrivere l’allarme alle sole donne incinte, a causa di un legame (non del tutto chiarito) tra il morso della zanzara Aedes e la nascita di bambini affetti da microcefalia.
Probabilmente ignara delle basilari misure precauzionali che vieterebbero alle donne in gravidanza di esporsi ai focolai dell’infezione, una cittadina spagnola ha contratto la patologia a seguito di un viaggio in Colombia, spostando l’attenzione del Ministero della Sanità iberico sulle possibili conseguenze legate al primo caso accertato in Europa.
Ad un giorno esatto di distanza dalla vicenda del cittadino texano contagiato da un rapporto sessuale avuto con una ragazza venezuelana, le cronache planetarie si arricchiscono di un nuovo caso, decisamente più prossimo a noi, sebbene le autorità sanitarie insistano sul fatto che l’allarme resta circoscritto e sul fatto che le modalità attraverso le quali la donna incinta ha contratto la patologia risultano assai poco facilmente replicabili nel Vecchio Continente.
L’episodio che ha avuto per protagonista la sventurata turista rappresenta il sesto di una serie di casi spagnoli in cui il contagio è avvenuto all’estero per poi venire diagnosticato nel paese d’origine e, esattamente come accaduto per i cinque recentissimi precedenti, le istituzioni sanitarie confidano in una piena risoluzione della problematica e in una guarigione della paziente tale da non inficiare la struttura del feto.
Ricordando, come di consueto, che il livello di allerta risultano inferiori a quanto postulato all’inizio dell’epidemia, è buona norma comunque adottare precauzioni in caso ci si trovi ad essere in stato interessante, dal momento che il virus Zika risulta pressoché innocuo per tutte le altre tipologie di soggetti.
Fonte: Emerge il Futuro